Definizione. Da “to mob” = “aggredire”. Terrore psicologico o aggressività espressa in ambito lavorativo (analogo al “bullismo” espresso in ambito scolastico), basato su comunicazioni ostili o non lineari e non etiche, dirette in maniera sistematica da parte di uno o più individui verso un altro individuo. Questi, a causa del mobbing, viene messo in una posizione di inferiorità, inerme e senza difese, posizione cronicizzata attraverso la continuazione dell’attività di mobbing nel tempo. Questa attività viene condotta con frequenza elevata (almeno 1 volta la settimana) e per un lungo periodo di tempo (almeno 6 mesi). A causa del maltrattamento cronico ne deriva una compromissione mentale, fisica e socioeconomica (Heinz Leymann 1999). Le attività di per sé espresse nei confronti della vittima non sono singolarmente eclatanti, ma lo è il clima di peso psicologico cronico espresso nei suoi confronti.Il decorso del mobbing si modifica in base alla variazione del contesto ambientale. La situazione attivante (triggering) è sempre di tipo conflittuale. Il mobbing può essere visto come l’evoluzione di un conflitto nel tempo, all’interno di un rapporto chiuso tra due persone in contrasto. Le attività di mobbing possono presentare comportamenti che in situazioni normali non indicano necessariamente aggressione, mentre in realtà ogni tentativo è diretto sottilmente a espellere, escludere o annullare qualcuno. Nel mobbing, esprimere questi comportamenti su base quasi quotidiana per un lungo periodo di tempo e per scopi ostili viene infatti realizzato allo scopo di stigmatizzare qualcuno all’interno del gruppo.Pertanto, comportamenti che isolatamente non hanno significato, nel loro insieme codificano una manipolazione aggressiva, che è il tema di fondo delle varie attività punitive. Colui il quale mette in atto il mobbing può presentare peculiari tratti personologici, ad esempio di tipo narcisistico, antisociale o paranoide (Person 1986). Da parte dell’ambiente estraneo al gruppo, vi può essere un’erronea lettura della situazione qualora l’ambiente stesso non tenga conto (o non conosca) il comportamento prolungato a danno della mobbed person con la conseguente stigmatizzazione della vittima. La sintomatologia comprende deflessione timica e sintomi depressivi sino al suicidio, ansia libera e somatizzata, ideazione ossessiva in particolare su tematiche aggressive, vissuti a carattere persecutorio, modificazioni della personalità, sentimenti di rabbia sino all’inversione del ruolo vittima-persecutore con anche passaggio all’atto e sintomi di disturbo posttraumatico da stress.Il mobbing va distinto, dal punto di vista diagnostico, dalla paranoia (che può rappresentare la diagnosi erronea di più facile confondimento), dal disturbo dell’umore, dal disturbo di adattamento o dal disturbo di personalità. Questa diagnosi erronea può aggravare il mobbing e non consentire un trattamento corretto che si basa sulla riabilitazione lavorativa, per ripresentarsi sul mercato del lavoro, o sulla riabilitazione occupazionale, per poter riprendere il lavoro precedente.Il mobbing può inoltre complicarsi con disturbi di tipo medico per la compromissione organica derivante dallo stress prolungato.Le conseguenze legali, sociali, economiche e mentali, oltreché fisiche per la vittima, rappresentano una violazione dei diritti civili dell’individuo. Dal punto di vista legislativo, in Europa sono estremamente avanzate le normative svedese, norvegese e finlandese, con leggi che proteggono l’individuo e puniscono l’aggressore/gli aggressori per i danni fisici e mentali derivanti dallo stress prolungato. Lo Swedish National Board of Occupational Safety and Health, ad esempio, ha emesso una speciale normativa per la punizione degli atteggiamenti aggressivi reiterati (mobbing), per le conseguenze di danno individuale, ma anche per il danno sociale in termini di costo lavorativo o sanitario che ne deriva. Il mobbing deve comunque essere primariamente prevenuto a opera dei manager o dei supervisor (Leymann 1999).

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