La sertralina è un antidepressivo appartenente alla classe degli inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRI) .L’azione farmacologica della sertralina si esplica attraverso un’inibizione della ricaptazione della serotonina e una down regulation (vedi
Recettori) dei recettori serotoninergici post-sinaptici, dopo somministrazione protratta. La sertralina dimostra una scarsa interazione con i recettori a-adrenergici, istaminergici e anticolinergici. La sertralina, a differenza di altri SSRI, dimostra inoltre una discreta potenza sull’inibizione del reuptake della dopamina, caratteristica farmacodinamica che contribuisce al suo peculiare profilo di azione clinica.Il picco plasmatico della sertralina, dopo somministrazione orale, avviene fra le 4 e le 8 ore, con un’emivita di 24-26 ore circa. Il principale metabolita è la N-desmetilsertralina, notevolmente meno attivo e con un’emivita prolungata rispetto alla molecola madre, pur conservandone le caratteristiche di attività serotoninergica. La farmacocinetica della sertralina è di tipo lineare, cioè il livello plasmatico aumenta proporzionalmente all’incremento della dose e non viene influenzata dall’età. Il raggiungimento dello steady state avviene in 1 settimana circa.La sertralina è indicata nel trattamento della depressione e del disturbo ossessivo-compulsivo. Ulteriori indicazioni sono quelle che riguardano gli altri disturbi collegati allo spettro serotoninergico, quali i disturbi della condotta alimentare, i disturbi del comportamento di tipo aggressivo o impulsivo, altri disturbi d’ansia (ad es., il disturbo da attacchi di panico), le disforie catameniali, le cefalee, il dolore cronico, ecc.Il range posologico della sertralina è ampio e varia a seconda del tipo di patologia e della risposta individuale al farmaco. Nella terapia della depressione viene utilizzato abitualmente un dosaggio compreso fra 50 e 100 mg/die, sino a un massimo di 200 mg/die, eventualmente da raggiungersi aumentando la dose di 50 mg/settimana. Nel disturbo ossessivo-compulsivo, il dosaggio della sertralina tende a collocarsi nel range più elevato, all’intorno dei 100-200 mg/die. Nel disturbo da attacco di panico, la prescrizione iniziale dovrebbe collocarsi all’intorno dei 25-50 mg/die, con incrementi graduali a discrezione del curante. Gli effetti collaterali della sertralina, come per tutti gli SSRI, sono collegati all’incremento del tono serotoninergico: in acuto prevalgono effetti collaterali di tipo gastroenterico (nel 15-30% dei casi possono transitoriamente comparire nausea, iporessia, raramente gastralgie, vomito, diarrea o feci molli) ed effetti collaterali collegati all’azione della serotonina sul SNC (nel 10-15% dei casi possono transitoriamente comparire irritabilità, insonnia, sedazione, tremori, ecc.). Con minore frequenza compaiono fenomeni correlati all’azione della serotonina a livello vasale periferico, quali cefalea e sudorazione. Nel trattamento cronico tendono a manifestarsi disturbi della sfera sessuale, soprattutto ritardo nel raggiungimento dell’orgasmo (talora sfruttato nel maschio nella cura dell’eiaculazione precoce) e riduzione della libido.Sono stati segnalati alcuni casi di iponatriemia (livelli di sodio inferiori a 110 mmol/l) reversibile durante trattamento con sertralina, alcuni dei quali verosimilmente imputabili a una sindrome da inappropriata secrezione di ormone antidiuretico (SIADH), nella maggior parte dei casi in pazienti anziani e in quelli che assumevano diuretici.L’utilizzo della sertralina è controindicato in corso di contemporanea assunzione con farmaci inibitori delle monoaminossidasi (IMAO) in quanto sono state osservate reazioni gravi, talora letali.La sertralina, come tutti gli SSRI, pur non dimostrando la collateralità cardiotossica diretta degli antidepressivi triciclici, deve essere utilizzata a dosaggio inizialmente ridotto e con attento monitoraggio clinico, per il rischio di transitoria risposta vasocostrittiva, individuo-dipendente, nell’infarto miocardico acuto.La sertralina dimostra un’inibizione del sistema del citocromo P450, minore rispetto ad altri SSRI, che si manifesta soprattutto a carico degli isoenzimi tipo 2D6 e 3A4 coinvolti nel metabolismo di molti altri psicofarmaci e di altri farmaci di abituale uso medico internistico. Sono state osservate modeste, ma significative variazioni dei livelli plasmatici di antidepressivi triciclici, diazepam, tolbutamide, cimetidina, warfarin di incerta significatività clinica, ma non di atenololo o digossina.I livelli plasmatici di litio dovrebbero essere controllati quando viene associata la sertralina o altri SSRI.Ulteriore cautela va utilizzata nell’associazione fra SSRI e altri farmaci ad azione sul sistema serotoninergico (ad es., precursori della serotonina, quali il 5-idrossitriptofano, altri antidepressivi di tipo serotoninergico, i sali di litio, ecc.) in quanto può, in soggetti predisposti, manifestarsi una sindrome serotoninergica.