(ingl. abreaction; ted. Abreaktion; franc.
abréaction)Termine coniato da S. Freud e da J. Breuer per designare
la scarica affettiva ottenuta dalla rievocazione di vicende traumatiche, attraverso
cui un individuo si libera dall’affetto connesso a un evento traumatico o al suo
ricordo, evitando così la conseguente manifestazione di sintomi patologici. La
persistenza dell’affetto legato a un ricordo, secondo Freud, è profondamente
correlata alla modalità attraverso la quale si è reagito all’evento. È determinante
quindi che la reazione all’evento, ossia l’ampia varietà dei riflessi volontari e
non con cui solitamente vengono scaricati gli affetti, che vanno dal pianto alla
vendetta, sia sufficientemente energica da far scomparire la maggior parte
dell’affettività correlata al fatto in questione. Qualora la reazione venga invece
repressa, l’affetto rimane inevitabilmente connesso al ricordo. Infatti, “un attacco
di cui ci si è vendicati anche solo a parole, viene ricordato in modo diverso da uno
che si è dovuto inghiottire e l’uso linguistico ha un’espressione caratteristica
proprio per designare l’offesa che viene sofferta in silenzio, definendola una
mortificazione. Quando dunque per un qualche motivo non si può reagire a
un trauma psichico, questo mantiene il suo originario affetto e, se la persona in
questione non può liberarsi dell’incremento di stimolo abreagendolo, può
darsi che questo rimanga, per lui, un trauma psichico”.L’abreazione
rappresenta perciò il percorso normale per il superamento di un evento doloroso,
affinché l’importo di affetto non giunga a essere troppo
rilevante. Essa è spontanea se avviene a un breve intervallo dall’evento, in modo da
evitare che il ricordo si sovraccarichi di un affetto di tale intensità da diventare
patogeno; può essere altrimenti secondaria, indotta cioè dalla cura analitica, il
cui effetto catartico (vedi
Catarsi) può essere raggiunto facendo
rivivere l’affetto e abreagendolo con una scarica emotiva adatta. Freud afferma
infatti che “nella parola l’uomo trova un surrogato all’azione, e con l’aiuto della
parola l’affetto può essere abreagito in misura quasi uguale”. L’integrazione
a una serie associativa del ricordo risulta essere un’ulteriore modalità attraverso
cui la correzione o la ricollocazione dell’evento può essere resa
possibile.La mancanza di abreazione, per contro, fa sussistere
nell’inconscio talune rappresentazioni, che sono alla base dei sintomi nevrotici e
sia Freud sia Breuer sottolineano taluni casi che rendono complesso o impossibile
tale processo: “Nel primo gruppo annoveriamo quei casi in cui i malati non hanno
reagito a traumi psichici perché la natura del trauma escludeva una reazione, come
per la perdita, in apparenza insostituibile, di una persona amata, o perché le
condizioni sociali rendono impossibile una reazione, o perché si trattava di cose
che il malato voleva dimenticare, e che perciò intenzionalmente rimuoveva dal suo
pensiero cosciente, inibendole e reprimendole. Proprio queste cose penose si trovano
poi nell’ipnosi quale fondamento di fenomeni isterici” (1892-1895) (vedi
Catarsi, Isteria).