(ingl. adolescence; ted.
Adoleszenz; franc. adolescence)Nella nostra cultura il
termine designa il periodo di transizione tra l’infanzia e l’età adulta, durante il
quale il soggetto acquisisce abilità fondamentali al divenire adulto, attraverso
mutamenti, contraddizioni, contrasti. Molte altre società non hanno uno stadio
evolutivo corrispondente, in quanto gli individui vengono considerati adulti già al
termine della pubertà, momento nel quale vengono ampiamente sottoposti a particolari
riti di passaggio, mentre tra le società tecnologicamente avanzate i limiti tra
infanzia e maturità non sono ben definiti. Diversi autori ritengono che
l’adolescenza sia un’“invenzione” culturale del secolo scorso, funzionale
all’accesso nell’età adulta nella società Occidentale.Le profonde e
molteplici trasformazioni che avvengono a diversi livelli in tale periodo evolutivo
sono individuabili secondo diversi sistemi di riferimento – biologico, cognitivo,
psicoanalitico, sociologico – profondamente connessi tra loro.
Sviluppo
fisico
.
L’aspetto più evidente del cambiamento che interviene nell’adolescenza è
quello relativo alle modificazioni corporee che inducono grandi
ripercussioni psicologiche sia nell’ambito del reale sia in quello
fantasmatico. Nella pubertà, fase iniziale dell’adolescenza, infatti si
manifestano in ambito fisico cambiamenti sia del ritmo di crescita sia delle
caratteristiche sessuali: lo scheletro, i muscoli e gli organi interni si
sviluppano più celermente che nei periodi evolutivi contigui; si rafforza il
dimorfismo sessuale; il sistema genitale raggiunge la maturità; i caratteri
sessuali secondari si sviluppano anch’essi. L’attività ipofisaria stimola i
meccanismi di crescita che trasformano l’adolescente in adulto e tali
mutamenti vengono incrementati in ambedue i sessi dall’attività ormonale. Il
momento in cui nei soggetti intervengono gli importanti cambiamenti somatici
della pubertà e poi dell’adolescenza provoca in loro sentimenti di
estraneità e smarrimento verso un’identità corporea formatasi nell’infanzia.
Il soggetto si trova di fronte a un corpo in rapidissima evoluzione che ha
nuove caratteristiche e quindi con un’immagine di sé totalmente
rivoluzionata con la quale confrontarsi. La difficoltà connessa a tale
processo fa sì che, di frequente, il soggetto si preoccupi per ogni
modificazione fisica intervenuta, accordandole la qualità di deviazione o
persino di deformità. Il tema del corpo quindi viene a rappresentare una
delle forme privilegiate di manifestazione del disagio psichico
adolescenziale (vedi
Anoressia e Bulimia, Disturbi dell’adolescenza).
Sviluppo
sessuale
.
La connotazione sessuale dei cambiamenti somatici e la corrispondente
differenziazione sessuale inducono nell’adolescente l’esigenza di
individuarsi come corpo sessuato separato dall’immagine indifferenziata
dell’infanzia, per acquisire le peculiarità dell’adulto. All’identità di
genere, vissuto di appartenenza sviluppatosi prima della pubertà con
sentimenti e caratteristiche correlate a un determinato sesso, si affianca,
attraverso la maturazione dei caratteri sessuali secondari e la capacità
riproduttiva, l’identità sessuale, intesa come organizzazione sessuale
stabile. Ne è il presupposto la perdita narcisistica (vedi
Narcisismo), ossia la
privazione di una ben definita e onnipotente immagine di sé, conseguenza
della rinuncia alle fantasie onnipotenti di essere assimilabile a ciascuna
delle due immagini genitoriali interiorizzate, di essere cioè al contempo
ambedue i sessi. In questa fascia di età, l’importanza del riaffiorare delle
pulsioni sessuali (vedi
Pulsione) e dell’ingresso
nella sessualità adulta con la scelta definitiva dell’oggetto sessuale
induce la ritualizzazione del conflitto edipico, il conseguente distacco dai
genitori e quindi la perdita oggettuale, quella dei
suoi primitivi oggetti d’amore (vedi
Oggetto). L’abbandono delle
figure in precedenza interiorizzate affettivamente a favore di nuove figure
di riferimento rispondenti in maggior misura alla nuova intenzionalità,
porta con sé ansie abbandoniche, frustrazioni, inibizioni, episodi
regressivi, da cui traggono origine il bisogno di isolamento, il rifiuto del
mondo esterno considerato dall’adolescente responsabile della perdita
dell’identità antecedente. Fondamentali per la riuscita di tale passaggio
sono le basi date al bambino nei suoi primi anni di vita circa i problemi di
sicurezza, la libertà di esplorazione dell’ambiente, le opportunità di
indirizzare se stesso e, nella fase preadolescenziale, la possibilità di
prendere progressivamente decisioni autonome.
Sviluppo
cognitivo
.
I maggiori studi relativi allo sviluppo cognitivo in età evolutiva si
devono a J. Piaget (1978), il quale ritiene che nel periodo delle
operazioni formali i cambiamenti essenziali dal punto
di vista cognitivo consistono nella capacità di ragionare in astratto e di
avvalersi del pensiero ipotetico-deduttivo. Ciò
consente all’adolescente di valutare sistematicamente una serie di
possibilità per controllarne la correttezza attraverso metodi sperimentali e
logici, oltre che di riflettere sul proprio e sull’altrui pensiero,
agevolando così la creazione di rapporti non più unicamente centrati sul
soggetto. Lo sviluppo del pensiero formale rende l’attività psichica del
soggetto assai più flessibile e ricca di quella del bambino, tanto da poter
manipolare mentalmente, attraverso il pensiero
proposizionale, pensieri e sistemi di pensiero che lo
introducono nell’ambito delle astrazioni ideologiche e filosofiche, nonché
delle valutazioni sistematiche circa i propri progetti futuri. Piaget tratta
della fase di passaggio dal pensiero infantile a quello adolescenziale in
termini di processi di assimilazione e accomodamento, i quali intervengono a
produrre cambiamenti continui negli schemi interpretativi del soggetto, in
correlazione con la modificazione della propria identità.
Sviluppo
dell’identità
.
Compito principale dell’adolescente è, secondo E.H. Erikson, la
formazione dell’identità, “una configurazione che si evolve (…) che viene
gradualmente a stabilirsi attraverso sintesi e risintesi successive dell’Io
per tutta l’infanzia, (…) che integra in modo graduale dati
costituzionali, bisogni idiosincratici della libidine, abilità privilegiate,
identificazione significative, difese efficaci, sublimazioni efficaci e
ruoli coerenti”, ossia un senso soggettivo di continuità e di coerenza
nell’integrazione di presente, passato e futuro. Per raggiungere un’identità
personale le credenze e le finalità adolescenziali, che sono ancora per la
maggior parte un prolungamento dell’identificazione con gli adulti, devono
essere integrate in un processo difficoltoso e conflittuale – di cui sono
parte il prendere possesso del proprio corpo sessuato, con tutto l’insieme
di pensieri, sentimenti, desideri, azioni che ciò comporta, l’immagine di
sé, l’autostima – il cui esito può essere l’acquisizione o la
dispersione dell’identità. T. Senise descrive chiaramente
talune condotte peculiari dell’adolescente, che rappresentano l’utilizzo di
meccanismi di
difesa : “Nell’adolescenza vi sono grandi mobilità e ampie
oscillazioni del tono della libido e della distruttività: dall’inerzia e
dall’indifferenza alla mobilitazione intensa di attenzione e di interesse,
dall’apatia e dalla sonnolenza all’effervescenza emotiva e intellettuale,
dalla molle passività all’impegno agonistico, alla danza sfrenata, alla
concentrazione creativa; dalla remissività acquiescente alla ribellione
violenta, dall’amore all’odio e viceversa; c’è il riemergere disordinato di
tematiche pulsionali e conflittuali del passato e l’uso improvviso di difese
primitive e inadeguate. Tutto ciò rende frequentemente l’Io fragile,
disorganizzato, confuso”.
Breakdown
.
Con questo termine M. Laufer e M.E. Laufer (1984) individuano quelle
condizioni in cui il minore è incapace sia di accettare le proprie
modificazioni corporee sia di consentire la definizione come femminile o
maschile di questa nuova immagine. Essi intendono l’interruzione o il blocco
dello sviluppo che si verifica nella pubertà e che vede il manifestarsi di
turbe evidenti della condotta e della funzionalità psichica, esclusive della
fascia di età adolescenziale. Il breakdown evolutivo consiste
nel “rifiuto inconscio del corpo sessuale e il concomitante sentimento di
passività di fronte alle esigenze derivanti da questo corpo, con il
risultato di ignorare o ripudiare i propri genitali o, nei casi più gravi,
di sentirli diversi da come si vorrebbe che fossero. Si tratta di un arresto
del processo di integrazione dell’immagine del corpo fisicamente maturo
nella rappresentazione che l’adolescente ha di se stesso”. Questa
alterazione compromette seriamente la funzione evolutiva adolescenziale, la
strutturazione dell’identità sessuale definitiva del soggetto ed è “un
evento critico che esercita un effetto cumulativo per tutta la durata
dell’adolescenza, con gravi implicazioni quanto alla normalità e alla
psicopatologia nell’età adulta”. Il fallimento dei tentativi di integrazione
del corpo sessuato si palesa nel crollo del rendimento scolastico, nella
dipendenza regressiva (vedi
Tossicodipendenza),
nei disturbi alimentari psicogeni come anoressia e bulimia, nella depressione, nei tentativi
di suicidio. Il breakdown si
può verificare quindi a diversi livelli di gravità, sia in strutture
nevrotiche sia in quelle borderline o psicotiche.