È un neurolettico (vedi
Antipsicotici, farmaci) della famiglia delle fenotiazine (di tipo alifatico) (vedi
Fenotiazine), il cui meccanismo di azione è principalmente rappresentato dall’attività antidopaminergica, con blocco dei recettori dopaminergici D2, e, in misura minore, dei D1, associata a un’elevata attività recettoriale di tipo adrenolitico, anticolinergico e antistaminico.La clorpromazina presenta un assorbimento lento e incompleto dopo somministrazione orale, con il raggiungimento del picco plasmatico entro 2-4 ore. Più dell’80% viene metabolizzato dai sistemi enzimatici intestinali e da quelli epatici, con formazione di molti metaboliti attivi. Concentrazioni plasmatiche stabili (steady state) vengono in genere raggiunte dopo 7-8 giorni di trattamento.La clorpromazina è indicata nel trattamento delle schizofrenie, degli stati paranoidi e della mania, nelle psicosi tossiche (amfetamine, LSD, cocaina, ecc.) e nelle sindromi mentali organiche. Come indicazioni non solamente psichiatriche, il farmaco viene utilizzato nel trattamento sintomatico del vomito e del singhiozzo incoercibile, nel trattamento dei dolori intensi, generalmente in associazione con analgesici stupefacenti, e nella medicazione preanestetica, sovente associato ad antistaminici.La posologia varia a seconda delle indicazioni e della modalità di impiego. Nei disturbi psicotici il farmaco è impiegato sino a 300-600 mg/die, soprattutto nelle fasi iniziali di terapia, sfruttandone l’effetto sedativo, anche mediante l’utilizzo della somministrazione per via parenterale. Nelle indicazioni secondarie (quali vomito o singhiozzo incoercibile) può essere utilizzato a 25 mg 2-3 volte/die; in preanestesia 12,5-25 mg im qualche ora prima dell’intervento. In caso di utilizzo pediatrico, la posologia indicata è di circa 1 mg/kg 2-3 volte/die.Fra gli effetti collaterali della clorpromazina, sono di più frequente riscontro quelli collegati all’azione di blocco recettoriale a-adrenergico e muscarinico, quali soprattutto ipotensione posturale, disturbi cardiovascolari (aritmie) e sincopi. Altri effetti sono rappresentati da stati confusionali e altri effetti anticolinergici periferici (stipsi, secchezza delle fauci, disturbi minzionali, ecc.). Collegati principalmente all’azione istaminica sono l’incremento ponderale e la sedazione, essendo quest’ultimo un effetto collaterale per lo più desiderato negli stati di agitazione psicomotoria o nella sintomatologia psicotica acuta. Il blocco dei recettori dopaminergici a livello del sistema nigrostriatale può indurre, ma meno frequentemente che con i neurolettici ad alta potenza (vedi
Neurolettici), la comparsa di sintomi extrapiramidali , quali distonie, ipocinesia, tremore, rigidità o acatisia. Il blocco dei recettori dopaminergici a livello del sistema tubero-infundibolare può comportare l’insorgenza di disturbi endocrinologici collegati a un incremento della prolattinemia, con possibile comparsa di galattorrea, amenorrea, ginecomastia e riduzione della libido. Un effetto collaterale potenzialmente fatale che può insorgere in corso di trattamento con farmaci antipsicotici, compresa la clorpromazina, è la sindrome maligna da neurolettici. Una grave reazione da clorpromazina può essere rappresentata dalla risposta epatotossica, particolarmente a rischio negli alcolisti, con necrosi epatica giallo-acuta. La clorpromazina può potenziare l’azione sedativa di ansiolitici e ipnotici; viceversa può essere diminuita la risposta alle sulfoniluree e agli antiepilettici. L’associazione con ACE-inibitori , anestetici, analgesici, antipertensivi e calcio antagonisti può rafforzare l’azione ipotensiva. Antiaritmici, antistaminici, antimalarici, beta-bloccanti (sotalolo) e diuretici (a esclusione dei risparmiatori del potassio) aumentano il rischio di aritmie ventricolari. Gli effetti extrapiramidali possono essere aggravati da metoclopramide, domperidone, litio e metildopa.La clorpromazina deve essere utilizzata con cautela nei bambini, negli anziani (soprattutto per il rischio di cadute secondarie all’ipotensione ortostatica), nelle affezioni cardiovascolari, nel glaucoma, nell’ipertrofia prostatica e nelle malattie stenosanti dell’apparato digerente e urinario. Come la maggior parte dei neurolettici, la clorpromazina può abbassare la soglia convulsiva e facilitare la comparsa di crisi epilettiche: in tal senso, viene anche utilizzata per indurre sedazione, e contestualmente agire come facilitante, nella registrazione EEGrafica dell’infanzia.