Disturbi del sonno (nel senso della sua carenza), che possono essere classificabili nella maniera seguente:Insonnia psicofisiologica. È una forma di insonnia dipendente da fattori di stress generici che, attraverso una generica tensione emotiva in assenza di alterazioni psicopatologiche, determinano un’alterazione del sonno notturno, con tempo di addormentamento prolungato, aumento dei risvegli nel corso della notte e una globale pessima qualità di sonno. Più frequente nel sesso femminile, inizia normalmente dopo i 20-30 anni e costituisce il 15% delle insonnie. Risulta buona la risposta al trattamento benzodiazepinico, rivolto non soltanto a favorire l’induzione del sonno e il suo mantenimento, ma anche alla riduzione dello stato tensivo diurno, pur in presenza di un rischio di abuso di tali farmaci potenzialmente elevato, che consiglia il contemporaneo impiego di trattamenti non psicofarmacologici, quali tecniche di rilassamento e terapie cognitivo-comportamentali, o l’utilizzo di farmaci non benzodiazepinici (ad es., antidepressivi) nella regolazione del sonno più a lungo termine.Insonnia da errata percezione del sonno (pseudoinsonnia). Dai pazienti affetti viene caratteristicamente riferita un’incapacità di addormentarsi o veglia completa per tutta la notte, con attività mentale notturna molto intensa, senza apparenti reperti di alterazione oggettiva. Rappresenterebbe meno del 5% delle insonnie, ma il non trattamento della sindrome o l’uso incongruo di ipnotici può condurre alla cronicizzazione del disturbo o dell’uso di tali sostanze, oppure all’aggravamento del quadro con comparsa di disturbi depressivi e/o d’ansia. In tal senso, l’efficacia del trattamento deve essere valutata in base alle modificazioni della microstruttura del sonno in rapporto al miglioramento della qualità sul piano soggettivo.Insonnia idiopatica. È rappresentata dall’incapacità di ottenere un sonno soddisfacente sin dalla nascita, con marcato allungamento della latenza di addormentamento, forte riduzione dell’efficienza del sonno con incremento del numero e della durata dei risvegli notturni. È un disturbo che insorge alla nascita e presenta andamento cronico, costituendo meno dell’1% delle insonnie. Risultano utili le tecniche di rilassamento e gli antidepressivi , oltre che, ma solo temporaneamente, i composti ipnoinducenti benzodiazepinici.Insonnia da disturbi psichici. L’insonnia nelle affezioni psichiatriche costituisce un sintomo di frequente riscontro, soprattutto in corso di disturbi d’ansia, disturbi dell’umore e schizofrenia. L’insonnia indotta da ansia si manifesta più spesso con la difficoltà a iniziare e a mantenere il sonno, meno frequentemente con lamentele soggettive di sonno ridotto o insoddisfacente in assenza di obiettività poligrafica, mentre in corso di disturbi dell’umore (di tipo sia depressivo sia maniacale) risultano prevalentemente disturbate le fasi intermedie (frammentazione) e tardive (ad es., il risveglio precoce nei pazienti depressi). Le alterazioni del sonno nella schizofrenia risultano nel complesso modeste, limitate a una percentuale non significativa di pazienti e aspecifiche. Fondamentale appare, in tale contesto, un’adeguata e congrua terapia del disturbo psichiatrico primitivo, sia sotto il profilo psicofarmacologico (benzodiazepinico, antidepressivo o neurolettico) sia, laddove necessario, psicoterapico.Insonnia da movimenti periodici nel sonno (mioclono notturno). È caratterizzata da contrazioni muscolari stereotipate, periodiche, in una o entrambe le gambe, che intervengono durante il sonno, prevalentemente durante le fasi meno profonde, e che consistono nell’estensione dell’alluce, nella dorsiflessione della caviglia, talora seguite da flessione del ginocchio e dell’anca, della durata di 0,5-5 secondi e con una periodicità di 20-40 secondi, per una durata complessiva di alcune ore. Il trattamento dovrebbe essere riservato ai pazienti con alterazioni della struttura e della continuità del sonno e si avvale di GABAergici spinali (baclofen), farmaci dopaminergici (L-dopa, bromocriptina, selegilina, inibitori delle MAO-B) e benzodiazepine (in particolare clonazepam).Sindrome delle gambe senza riposo. È caratterizzata da una sensazione interna, sgradevole, localizzata tipicamente tra il ginocchio e la caviglia, solitamente bilaterale (ma sporadicamente con una prevalenza di un arto), che insorge a riposo nella tarda serata e specialmente nella fase di rilassamento muscolare che precede il sonno. La sintomatologia viene alleviata solo dal movimento e a volte risulta talmente intensa da determinare la necessità di alzarsi, camminare e posare il piede su una superficie fredda. L’incidenza, pari al 5%, risulta aumentata in corso di gravidanza (11-27%) e di anemia sideropenica (24-42%); sovente risulta associata a mielopatie o neuropatie e all’assunzione di farmaci (neurolettici, caffeina, beta-bloccanti). Il trattamento si avvale di benzodiazepine (clonazepam, alprazolam, triazolam, temazepam), dopaminergici (L-dopa, bromocriptina), oppioidi (a basse dosi e nei casi più severi); scarsi i risultati clinicamente controllati con vasodilatatori, carbamazepina, clonidina e stimolazione surale.Insonnia da abuso di sostanze psicoattive. Le sostanze a cui è stata correlata l’insorgenza di insonnia, spesso indotta mediante meccanismi diversi, appartengono sia al gruppo degli stimolanti (amine simpaticomimetiche, cocaina, nicotina e metilxantine, per blocco dei meccanismi inibitori o sollecitazione di meccanismi eccitatori) sia dei depressori del SNC (barbiturici, benzodiazepine e alcool, attraverso una disorganizzazione del pattern fisiologico, per abuso o al momento della sospensione delle stesse, per meccanismi farmacocinetici intrinseci al farmaco stesso). La terapia di tale disturbo prevede non soltanto la sospensione della sostanza in questione, ma la parallela presa in carico terapeutica del disturbo psichiatrico concomitante.