L’espressione, ormai assunta come tale nel linguaggio corrente, ma traducibile come psichiatria di collegamento, rappresenta un ampliamento della psichiatria di consultazione, che ha come scopo il servizio clinico, l’insegnamento e la ricerca negli ambienti medici non psichiatrici. Per ciò che concerne il primo punto, interviene nella proposta di diagnosi, trattamento e prevenzione dei disturbi psichiatrici nelle malattie fisiche e psicosomatiche in tutti i tipi di ambiente medico. Se ne propone, inoltre, l’insegnamento nell’area inerente gli aspetti psicosociali e psichiatrici della medicina e la ricerca nell’interfaccia della psichiatria e della medicina. Utilizza approcci concettuali derivati dalle scienze sociali, dalla psicoanalisi, dalle neuroscienze e dalla psicofarmacologia.Il nome liaison psychiatry compare per la prima volta in un lavoro di Billings nel 1939 (Liaison Psychiatry in Internal Instruction), ma già Henry nel 1929 ne aveva considerato gli aspetti fondamentali nell’articolo “Some modern aspects of Psychiatry in Generale Hospital Practice”, pubblicato sul Journal of Psychiatry. La nascita riflette l’influenza della scuola psicobiologica di psichiatria di A. Meyer (di cui Henry era un allievo), che aveva come premessa di base l’assunto che la mente e il corpo non sono entità separate che interagiscono l’una sull’altra, ma due aspetti distinti di una persona intesa come organismo psicobiologico. La medicina e la psichiatria devono quindi essere integrate e non separate. Di qui la necessità di unità psichiatriche nell’ospedale generale e la collaborazione fra psichiatri e colleghi non psichiatri nella gestione di malattie fisiche e psicologiche.Già dagli anni Venti negli USA sono sorti centri, poi detti di liaison, che sono progressivamente aumentati di numero fino a oggi. L’interesse per la psichiatria di liaison ha avuto un particolare incremento in aree come la dialisi renale, i trapianti d’organo, la chirurgia cardiaca, l’oncologia e un’ampia gamma di specialità mediche. Alcune delle aree che hanno attratto un’attenzione crescente sono state quelle relative ai disturbi mentali organici, i disturbi somatoformi e la depressione nella malattia fisica. Negli ultimi anni, peculiare attenzione è stata posta alla correlazione fra patologia psichiatrica, in comorbidità, e decorso prognostico (quoad vitam e quoad valetudinem) della stessa malattia organica.In tal senso, ad esempio, la depressione è stata riconosciuta come fattore prognostico sfavorevole in varie malattie organiche di genesi vascolare od oncologica.