Sono farmaci utilizzati nella terapia delle demenze e delle forme degenerative cerebrali. Sono rappresentati soprattutto dagli attivatori dell’uptake della colina, il cui capostipite è il piracetam, a cui hanno fatto seguito numerose altre molecole (oxiracetam, aniracetam, pramiracetam ed etiracetam). Tali composti sono derivati del GABA che, oltre a un effetto sulla ricaptazione della colina da parte dei terminali colinergici, avrebbero anche un effetto non specifico come attivatori metabolici generali, essendo in grado di aumentare il consumo regionale di ossigeno e di glucosio, senza modificare il flusso cerebrale. Il fatto che non vi sia una perfetta sovrapposizione tra le dosi attive sul comportamento e quelle che modificano la trasmissione colinergica fa ipotizzare che il loro meccanismo di azione possa coinvolgere anche altri sistemi neurotrasmettitoriali. Inoltre, sembra possibile un meccanismo di interazione dei nootropi con il sistema degli aminoacidi eccitatori, nonché un comune effetto sulla protein chinasi C, un enzima coinvolto nei fenomeni di plasticità sinaptica in aree rilevanti per memoria e apprendimento.Le terapie colinergiche sono inoltre rappresentate attualmente dai precursori dell’aceticolina, che incrementano la sintesi del neurotrasmettitore. Tra questi la citicolina, l’acetil-carnitina e la colina alfoscerato sono i più diffusi, anche se il miglioramento significativo delle funzioni cognitive dopo somministrazione di una dieta ricca di colina è stato riscontrato soltanto in esperimenti animali. È probabile che la disfunzione colinergica del cervello senile possa contribuire a renderlo meno sensibile a una stimolazione colinergica, ma va anche ricordato come l’apporto dietetico di colina possa interferire positivamente anche su altri sistemi neurotrasmettitoriali, forse attraverso un’azione indiretta sui fosfolipidi di membrana.Dati interessanti derivano dal più recente utilizzo degli inibitori delle colinesterasi (vedi
Anticolinesterasici, farmaci). I primi studi condotti sono stati quelli con la fisostigmina, che, pur dimostrando un’azione positiva sui sintomi cognitivi, si associa a gravi effetti collaterali di tipo colinergico centrale e periferico (sintomi gastrointestinali, sedazione) e ha un’emivita brevissima. La tacrina (tetraidroaminoacridina) è un inibitore reversibile non competitivo della colinesterasi che supera la barriera ematoencefalica e aumenta le concentrazioni cerebrali di acetilcolina, bloccandone il catabolismo. Anche tale molecola non è, tuttavia, scevra da collateralità, soprattutto per la tossicità epatica e per la frequente elevazione degli enzimi epatici, che richiedono pertanto un attento monitoraggio. Di recente introduzione in Italia è invece il donepezil che, a parità di efficacia clinica, presenta un profilo di effetti collaterali più favorevole e una migliore farmacocinetica, grazie all’emivita più lunga.

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